L’ultima analisi dell’INPS sul lavoro dipendente privato nel 2024 restituisce un quadro chiaro e complesso: l’occupazione cresce, ma la distanza tra le diverse fasce retributive rimane profonda. I lavoratori con almeno una giornata retribuita nell’anno sono 17,7 milioni (+2%), con una retribuzione media di 24.486 euro (+3,4%). Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde una struttura salariale rigida, organizzata come una piramide stretta alla base e molto larga al centro.

La base: apprendisti e operai
Gli apprendisti restano il gradino più basso della scala salariale, con una media annua di circa 14.600 euro. Pur rappresentando un canale fondamentale d’ingresso nel mondo del lavoro, continuano a registrare retribuzioni modeste. Poco sopra si collocano gli operai, quasi 10 milioni di persone che guadagnano in media 18.200 euro. È il cuore produttivo del Paese, ma anche la fascia che più soffre la difficoltà di accesso a salari più alti e ruoli di responsabilità.
La fascia intermedia: gli impiegati
Il primo vero salto si trova tra gli impiegati, 6,49 milioni di lavoratori con una retribuzione media di 27.800 euro. Rappresentano la soglia di stabilità economica del mercato italiano, una fascia ampia e relativamente solida rispetto a quelle inferiori.
La cima della piramide: quadri e dirigenti
Da qui la curva retributiva cambia drasticamente. I quadri superano i 72.000 euro, mentre i dirigenti arrivano a 164.000 euro annui. Pur rappresentando meno dell’1% dei lavoratori, la loro retribuzione è oltre sei volte superiore a quella di un operaio. Un dirigente guadagna quanto nove operai o undici apprendisti: una distanza che traduce un divario non solo economico ma anche sociale.

Lavoro discontinuo: intermittenti e somministrati
L’aumento degli occupati si accompagna alla crescita del lavoro discontinuo. Gli intermittenti sono quasi 760 mila, lavorano in media 48 giorni e percepiscono 2.648 euro annui. I somministrati sono 915 mila, con 133 giornate lavorate e 10.578 euro di reddito. Concentrati soprattutto al Nord, costituiscono una forza lavoro flessibile ma povera, lontana dalle retribuzioni degli impiegati e dalle tutele dei lavoratori stabili.
Agricoltura: più lavoratori, meno imprese
Nel 2024 gli operai agricoli superano il milione (+2,4%), con crescite significative soprattutto al Nord e nel Centro. Parallelamente, però, il numero delle imprese cala dell’1,1%, mentre gli autonomi agricoli diminuiscono del 1,9%, schiacciati dal ricambio generazionale insufficiente.
Il divario territoriale e di genere
Le differenze salariali tra territori restano marcate: il Nord-Ovest guida con 28.852 euro medi annui, il Sud rimane in coda. A ciò si aggiunge un divario di genere che supera il 29%: gli uomini guadagnano in media 27.967 euro, le donne 19.833. Il part-time colpisce soprattutto queste ultime (49%), contribuendo alla diffusione del lavoro povero.

I settori: chi vince e chi perde
Finanza, assicurazioni ed energia registrano le retribuzioni più alte. All’opposto, turismo, ristorazione e intrattenimento restano i comparti peggio pagati, pur essendo quelli che trainano maggiormente l’occupazione.
Il 2024 mostra un’Italia che cresce nei numeri, ma non nella qualità del lavoro. L’espansione occupazionale si concentra nelle fasce basse, mentre i redditi alti restano appannaggio di pochi. Una dinamica che conferma un mercato del lavoro ancora profondamente diseguale.