Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento profondo nel modo in cui i giovani professionisti immaginano la propria carriera. L’indagine di Robert Walters conferma una tendenza ormai sempre più evidente: la Gen-Z non aspira alla carriera manageriale tradizionale. Anzi, spesso la rifugge.
Il dato più sorprendente? Il 52% dei professionisti Gen-Z non vuole diventare middle manager, e il 16% afferma di voler evitare quel ruolo a tutti i costi. Una rivoluzione silenziosa che molti hanno iniziato a chiamare conscious unbossing.

Dalla scalata gerarchica all’individual contributor: la nuova idea di successo
Oggi il 72% dei giovani preferisce crescere come individual contributor anziché assumere la responsabilità di un team. Non è mancanza di ambizione, ma un cambio delle priorità: più valorizzazione del talento personale, più spazio alla creatività, più autonomia, meno gestione di persone.
Secondo Robert Walters, la Gen-Z è un insieme di “professionisti imprenditoriali”, più interessati a costruire il proprio brand e a sviluppare competenze trasversali che a seguire un percorso gerarchico lineare.
Questa tendenza, però, potrebbe rappresentare una sfida per le aziende, che ancora si basano fortemente su figure intermedie: l’89% dei datori di lavoro considera infatti i middle manager ruoli chiave.
Un divario generazionale sempre più evidente
Il 63% dei professionisti intervistati ritiene che a valorizzare davvero il ruolo del middle manager siano soprattutto le generazioni più senior. Per chi è entrato nel mondo del lavoro in modalità ibrida o completamente da remoto, la fedeltà a un’unica azienda è meno importante rispetto a:
- crescita formativa,
- acquisizione di competenze digitali,
- flessibilità,
- benessere personale.
La gestione di team, spesso percepita come un compito burocratico e stressante, fatica a risultare attrattiva.

Stress elevato, autonomia ridotta: perché il ruolo non convince
Il 69% dei giovani professionisti indica come deterrente principale l’elevato livello di stress a fronte di una scarsa gratificazione. Seguono altre motivazioni:
- poteri decisionali limitati (18%),
- ridotto spazio per la crescita personale (11%).
Inoltre, altri studi – come quello di Capterra – evidenziano come i middle manager siano tra le figure più a rischio burnout: il 75% si sente sopraffatto o esaurito. Un ulteriore elemento che alimenta lo scarso interesse della Gen-Z.
Strutture piatte e team autonomi: il modello preferito dalla Gen-Z
Solo il 14% dei giovani considera ancora efficace una struttura gerarchica tradizionale. Al contrario, oltre il doppio (30%) sceglierebbe un modello piatto, basato su team autonomi e collaborativi.
L’idea è chiara: meno livelli, meno barriere, meno distanza tra chi fa e chi decide. Un approccio che evita la classica contrapposizione “noi vs. loro”, sempre più evidente nelle organizzazioni rigide.
Il middle management non scompare: si trasforma
Nonostante tutto, le aziende hanno ancora bisogno dei manager di livello intermedio. La domanda allora diventa: come renderli ruoli desiderabili?
Secondo gli esperti, la soluzione passa per una profonda revisione culturale:
- più autonomia decisionale,
- chiara valorizzazione del ruolo,
- opportunità di upskilling e crescita,
- carichi di lavoro più sostenibili,
- un modello di leadership basato sull’empowerment, non sul controllo.
È qui che entra in gioco il concetto di unbossed culture: manager non più meri supervisori, ma facilitatori, mentori, abilitatori di talento.
Conclusione: un’occasione per ripensare la leadership
Il “conscious unbossing” non è un rifiuto della leadership, ma un invito a ripensarla. La Gen-Z sta mandando un messaggio chiaro: vuole essere responsabilizzata, non gestita; vuole crescere, non incasellarsi.
Per le aziende, questo rappresenta un’occasione unica per evolversi:
creare un middle management che non sia un collo di bottiglia, ma un motore di innovazione.
Chi saprà cogliere questo cambiamento eviterà il rischio di un futuro con un enorme vuoto di figure intermedie. E potrà costruire un modello organizzativo finalmente più moderno, agile e sostenibile.