Nel cuore dell’industria tecnologica pulsa una verità scomoda: ci stiamo cannibalizzando. Inseguendo l’efficienza estrema, stiamo rinunciando a qualcosa di vitale per il nostro futuro collettivo: i giovani ingegneri.
Ottenere un primo impiego come software engineer non è mai stato semplice, ma oggi è diventato un percorso a ostacoli quasi insormontabile. Anche candidati brillanti, motivati e con esperienza pratica si trovano a vagare per mesi o anni prima di entrare nel mondo del lavoro. E nel frattempo, mentre i ruoli entry-level si rarefanno, dilaga una narrativa pericolosa: “l’intelligenza artificiale generativa può sostituire i junior developer”. È una bugia che rischia di distruggere il tessuto stesso del nostro ecosistema tecnologico.

Scrivere codice non è (mai stato) il lavoro difficile
Chi lavora davvero nel settore sa che scrivere codice è la parte facile del mestiere. Il vero valore di un ingegnere del software si misura nella capacità di comprendere, estendere, manutenere e governare un sistema nel tempo. I sistemi software sono sociotecnici: includono codice, strumenti, persone, utenti, infrastruttura, cambiamento continuo. Nessuna IA può dominare queste complessità emergenti. Non ancora, e forse mai.
L’IA generativa aiuta, ma non sostituisce
Tool come Copilot e ChatGPT sono incredibili per accelerare compiti ripetitivi e prevedibili: generare snippet, scrivere test, convertire codice tra linguaggi. Ma il codice che generano è spesso fallace, incoerente, e va sempre rivisto, adattato, e integrato nel contesto del team. In un certo senso, è come avere accanto un apprendista entusiasta che digita velocemente ma non capisce davvero il sistema. Serve supervisione, guida, e un’infrastruttura per correggere e apprendere.
Ma qui entra la differenza fondamentale: un junior engineer è una persona. Può imparare, crescere, contribuire. L’IA, per ora, no.

La forza dei team eterogenei
La produttività non è proprietà dell’individuo, ma del team. E i team migliori non sono quelli composti solo da veterani: sono quelli dove convivono esperienze, livelli e prospettive differenti. Un team esclusivamente senior tende all’overengineering, alle lotte di potere, all’inerzia. Un team bilanciato, dove i junior crescono e gli intermediate producono in abbondanza, è un organismo vivo che si adatta e prospera.
I junior portano entusiasmo, domande fresche, semplicità. Riducono la complessità prematura e spingono gli altri a spiegarsi meglio, rafforzando il know-how del team.
Assumere junior non è solo giusto: è utile
Non è solo una questione etica o di “formazione della prossima generazione”. Assumere ingegneri junior è una decisione strategica. Sono motivati, leali, spesso più stabili dei colleghi senior in cerca della prossima big opportunity. Con il giusto supporto, diventano risorse altamente produttive in 6-12 mesi, lo stesso tempo che serve a un senior per orientarsi in un nuovo contesto aziendale.
Inoltre, gli intermediate developer — coloro che fino a ieri erano junior — sono spesso tra i contributori più prolifici. Ma puoi averli solo se, prima, hai dato una chance ai junior.

Il vero collo di bottiglia è l’assunzione
Il problema non è l’incapacità di formare talenti. È la riluttanza delle aziende ad assumerli. Troppe startup e imprese tech vedono i junior come un “costo” da esternalizzare, sperando che qualcun altro si occupi della formazione. Ma ogni senior è stato, una volta, un junior a cui qualcuno ha dato fiducia.
Dove saremmo oggi, se nessuno ci avesse dato la nostra prima occasione?
Non tutte le aziende dovrebbero assumere junior. Ma molte sì.
Assumere junior richiede impegno, struttura, mentoring. Se il tuo team è in costante emergenza, o se non esiste una cultura di supporto, meglio aspettare. Ma se hai un minimo di stabilità, un piano di prodotto, e qualcuno disposto a fare da guida… allora non solo puoi, ma dovresti assumere ingegneri junior.
Non facciamoci ingannare dall’automazione. Non sacrifichiamo il futuro per una manciata di pull request in meno oggi. Il nostro settore ha bisogno di energia giovane, entusiasmo, e di persone disposte a imparare e crescere. Solo così potremo costruire sistemi sostenibili, resilienti e umani.
Smettiamola di tirare su la scala dopo esserci arrampicati. Il futuro dell’ingegneria è ancora scritto da chi ha appena iniziato.
Fonte: Stack Overflow