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L’automazione ci ruberà il lavoro già nel 2030?

Una ricerca dell’Università di Trento ha mostrato come nei prossimi 15 anni il rimpiazzo tecnologico colpirà fino al 33% di lavoratori in Italia (7,2 milioni di persone) con i nuovi processi di automazione. Cosa si può fare per le professioni a rischio?


automazione

Con automazione intendiamo tutto ciò che permette ad una macchina o macchinario di funzionare in modo autonomo, senza l’intervento umano. Togliere quest’ultima attività vuol dire necessariamente togliere lavoro.

Ma è davvero così?

Il progresso è una “macchina” inarrestabile. Non si deve fermare l’evoluzione. L’introduzione dei computer ha rivoluzionato il mondo e, sebbene abbia reso molti lavori obsoleti, ha anche introdotto innumerevoli nuove tipologie di professioni.

La tecnologia avrà sempre bisogno dell’uomo, ma per stare dietro ad essa è necessaria la giusta formazione. Così come il mondo evolve anche noi individui dobbiamo aggiornarci per restare al passo coi tempi.


stipendio

Come già accennato in un recente articolo, l’introduzione di nuove tecnologie porterà alla riduzione di molti lavori soprattutto quelli impiegatizi e di segreteria. Già entro il 2027 sono previsti circa 26 milioni di posti di lavoro in meno per le seguenti professioni:

  • Addetti biglietteria
  • Cassieri di banca
  • Addetti inserimento dati
  • Impiegati servizi postali
  • Segretari amministrativi

curriculum vitae

Secondo il Sole 24 ore, in Italia circa 7 milioni di posti di lavoro saranno automatizzati entro il 2030. Un numero considerevole, ma in Cina (paese che punta molto sulla manodopera) il numero salirà a ben 236 milioni (sempre entro il 2030).

Si stima che l’automazione riguarderà il 60% delle attività lavorative entro il 2055 (quindi non solo la manodopera). Un numero notevole, ma è bene precisare che solo il 5% dei lavori verrà automatizzato al 100%, per i restanti sarà ancora necessario l’intervento dell’uomo (seppur in minor parte).

Il processo colpirà meno quei lavori maggiormente legati ai servizi e per questo i numeri tendono ad abbassarsi in paesi come il Giappone, la Germania e gli Stati Uniti.


digital transformation

L’automazione può destare perplessità e sfiducia: non vogliamo affidare il nostro lavoro ad una macchina. Però non dobbiamo abbandonare tutti i nostri compiti: se lasciamo che quei processi ripetitivi siano gestiti da un computer (come per esempio l’inserimento di dati), possiamo concentrarci di più su task di maggiore importanza risparmiando tempo.

Lo scopo ultimo dell’automazione è proprio quello di migliorare l’esperienza di chi lavora, ma ovviamente è necessaria un’adeguata formazione che non tutte le aziende sono disposte ad offrire ai propri dipendenti.

Questo è probabilmente il maggiore svantaggio, nuovi automatismi, macchinari e tecnologie si convertono in nuovi costi (che possono tramutarsi in un risparmio sia in termini di tempo che di denaro sul lungo termine) che potrebbero non essere gestibili nel breve periodo.

Anche la formazione ha il suo costo e non dimentichiamoci che la cybersecurity deve restare al passo coi tempi con il progredire della criminalità digitale. Più si investe nel digitale e maggiori sono i rischi di venire attaccati da malware e hacker.


automazione

Bisogna adeguarsi alle nuove tecnologie e aggiornarsi. Se una volta si scrivevano i libri a mano, ora è diventato fondamentale saper utilizzare un computer. 

La formazione digitale deve diventare uno standard, non solo per permettere a sempre più persone di trovare lavoro, ma anche per utilizzare tutte le tecnologie utili per la vita quotidiana (e-mail, SPID, pagamenti elettronici, green pass, abbonamenti urbani digitali e molto altro).

Non investire nella formazione nel digitale vuol dire rimanere tagliati fuori da tutte le nuove opportunità che vengono offerte. E in quel caso non si può dare la colpa alla società, ma solo a se stessi nel volere che le cose rimangano sempre nello stesso modo.