OpenAI sfida Google e Chrome con Atlas, il primo browser dotato di intelligenza artificiale nativa. Ma tra promesse di un’esperienza più “intelligente” e timori sulla privacy, si apre una nuova era (e battaglia) della navigazione online.

Una nuova rivoluzione nel browser
“L’introduzione delle schede è stata l’ultima vera rivoluzione nella navigazione web. È tempo di ripensare tutto da capo.”
Con queste parole, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha presentato Atlas, il nuovo browser con ChatGPT integrato che punta a cambiare radicalmente il modo in cui navighiamo in rete.
Disponibile gratuitamente dal 21 ottobre 2025 per macOS, Atlas fonde il motore di Chromium con le capacità conversazionali del celebre assistente AI. Le versioni per Windows, iOS e Android sono attualmente in fase di sviluppo.
Il browser che parla con te
A differenza dei browser tradizionali, Atlas non si limita a mostrare risultati o schede: dialoga con l’utente.
Una barra laterale intelligente consente di fare domande direttamente sul contenuto delle pagine visitate, ottenere riassunti, traduzioni o analisi, e persino chiedere a ChatGPT di completare operazioni online — dal compilare moduli al pianificare un viaggio.
Un’altra novità è la ricerca “in stile chatbot”: digitando, ad esempio, “migliori film del 2024”, Atlas non restituisce solo una lista di link blu come fa Google, ma una risposta già pronta, generata dall’AI, con possibilità di esplorare sezioni dedicate a notizie, immagini o recensioni.
È, di fatto, un ribaltamento del paradigma di Chrome: l’intelligenza artificiale non è un’aggiunta, ma il punto di partenza.
Memorie e automazioni: il cuore (e il rischio) di Atlas
Il cuore del sistema è una funzione chiamata Memories.
Atlas è in grado di ricordare attività, preferenze e siti visitati, per offrire suggerimenti sempre più pertinenti o automatizzare azioni ripetitive. Può, ad esempio, proporre un articolo letto giorni prima o ricordare un volo prenotato per aggiornare in automatico un itinerario.
OpenAI assicura che la funzione è opzionale e che dati sensibili come password o informazioni bancarie non vengono memorizzati. Tuttavia, diversi esperti hanno sollevato forti preoccupazioni sulla privacy: alcuni test hanno mostrato che Atlas può comunque conservare tracce di informazioni personali, e che la gestione della memoria non è sempre chiara o intuitiva.
Come riportato dal Washington Post, il browser offre una modalità “incognito” e consente di cancellare i dati, ma non garantisce un completo anonimato, né verso i siti visitati né verso ChatGPT stesso.
In altre parole, il rischio di una sorveglianza algoritmica sofisticata resta concreto.
L’agente AI che naviga per te
Tra le funzioni più ambiziose c’è la modalità “Agent”, che permette a ChatGPT di navigare autonomamente: può cercare prodotti, compilare moduli o gestire intere operazioni online.
È un concetto potente ma potenzialmente pericoloso: in passato, browser simili come Comet (sviluppato da Perplexity) sono stati colpiti da attacchi di prompt injection, capaci di indurre l’AI a rivelare dati sensibili o a compiere azioni malevole.
Il programmatore Simon Willison ha chiesto maggiore trasparenza sulle misure di sicurezza adottate da OpenAI, dopo che un ricercatore, noto come @elder_plinius, ha dimostrato un exploit di tipo clipboard injection in grado di trasformare un link copiato in un sito di phishing.
OpenAI contro Google: la battaglia per il web intelligente
Con il lancio di Atlas, OpenAI entra ufficialmente in competizione diretta con Google, il cui browser Chrome domina oggi circa il 68% del mercato globale.
L’obiettivo è chiaro: trasformare ChatGPT nel nuovo punto di accesso al web, scalzando la centralità del motore di ricerca di Mountain View.
Se anche solo una parte degli oltre 800 milioni di utenti attivi di ChatGPT adottasse Atlas, l’impatto economico e pubblicitario su Google sarebbe significativo.
Non a caso, nelle stesse settimane, Google ha annunciato nuove funzioni AI per Chrome, come il pulsante “sparkle” per accedere al chatbot Gemini, mentre Microsoft e Perplexity stanno sperimentando i propri browser intelligenti, Edge Copilot e Comet.
La guerra dei browser AI è appena iniziata.
Un futuro (quasi) umano per la navigazione
Atlas rappresenta una scommessa ambiziosa: ridefinire l’esperienza di navigazione come un dialogo continuo tra utente e intelligenza artificiale.
È un’idea affascinante, che promette un web più naturale, personalizzato e produttivo. Ma ogni innovazione porta con sé nuovi interrogativi: chi controlla i dati? Quanto possiamo fidarci di un browser che “ricorda” tutto?
Per ora, OpenAI assicura che Atlas non utilizza i contenuti di navigazione per addestrare i propri modelli, e che la raccolta dei dati serve unicamente a migliorare l’esperienza dell’utente.
Tuttavia, la compatibilità con le normative europee sul GDPR e con il futuro AI Act resta un nodo da sciogliere.
Una cosa è certa: con Atlas, la frontiera tra ricerca, conversazione e controllo non è mai stata così sottile.
E la vera sfida, più che tecnologica, sarà etica.
Fonti: Wired.it, HDBlog, ilSole24ore