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Il periodo in cui il lavoro ci mette alla prova

Molto spesso l’assunzione vera e propria avviene solo dopo un periodo di prova (in media di 6 mesi di durata). Ma perché i datori di lavoro scelgono questa formula e come funziona nello specifico? Vediamola insieme.

periodo di prova

L’istituto giuridico del periodo di prova è disciplinato dall’art. 2096 del Codice Civile che lo definisce col nome di “assunzione prova del prestatore di lavoro”.

Alcune caratteristiche che lo rendono legittimo:

  • Deve essere per iscritto
  • La durata massima non può eccedere i 6 mesi
  • Bisogna determinare già nel contratto le mansioni e il ruolo
  • Deve essere retribuito
  • Deve essere stabilito prima o contemporaneamente all’inizio del rapporto di lavoro
  • Una volta concluso il periodo di prova non è solitamente necessaria una conferma per la conversione

Quanto dura?

La durata viene stabilita dai singoli CCNL e dipende dal livello/qualifica. Non c’è una durata minima predefinita, ma in genere dura tra i 3 e i 6 mesi. Esiste la possibilità di una proroga, ma solo se è previsto dalla contrattazione collettiva (in caso contrario non è possibile). Malattia e/o una chiusura di breve periodo dell’attività possono tradursi in un prolungamento del periodo di prova, ma rimane necessaria la comunicazione scritta


primo lavoro

Nella maggioranza dei casi non serve un preavviso per dare le dimissioni (e lo stesso vale anche per il licenziamento). Ma perché qualcuno dovrebbe voler dare le dimissioni già dopo pochi mesi (o addirittura giorni) dall’assunzione?

  • Non soddisfatto dell’ambiente
  • Ottiene un’altra proposta lavorativa
  • Il datore di lavoro non rispetta il ruolo e le mansioni che aveva anticipato in sede di colloquio
  • I colleghi di lavoro portano competizione e/o stress sul nuovo arrivato (burnout)

Ma esiste un modo per comunicare nel miglior modo possibile questa decisione ai (ormai ex) colleghi e datore di lavoro?

La parola d’ordine è: trasparenza.

Bisogna comunicare in modo chiaro e onesto la propria decisione. Se non è piaciuto il luogo di lavoro bisogna dire il perché come allo stesso modo bisogna essere onesti e ammettere se si stava attenendo un’offerta di lavoro migliore.

L’errore più grosso che si può commettere è quello di restare in silenzio (il cosiddetto ghosting) senza dare sufficienti spiegazioni. Questo è purtroppo quello che spesso succede, non solo in caso di dimissioni, ma anche negli altri step del rapporto di lavoro.